domenica 22 settembre 2013

NUL party and URBAN TRENDS


Sulla scia di un altro memorabile evento a cui avevo partecipato a Marzo, e a cui avevo dedicato un post http://deckandmala.blogspot.it/2013/03/picks-about-last-night.html, siamo tornati a una festa decisamente underground. Location suggestiva nel pieno quartiere della Barona, all'interno del locale Barrio's, sullo sfondo una costruzione piuttosto fatiscente ma assolutamente Urban, popolazione hipster e colonna sonora composta da PETIT SINGE, CRONO e RICHARD FEARLESS (DEATH IN VEGAS). Ingredienti giusti per una serata Underground? Decisamente si.
Inoltre mi sembrava di avere davanti ai miei occhi il materiale stesso della mia tesi...la creazione di nuove tendenze.





Il verbo “desiderare” derivante dal latino “de-sideràre”, ovvero “fissare attentamente le stelle” (lat. sidera), fuor di metafora lascia trapelare un significato di ambizione e tensione nei confronti di qualcosa di alto, di ipergalattico.

Il consumatore postmoderno desidera, nel senso che ambisce a colmare la discrepanza tra il proprio sé reale e il sé potenziale (Higgins, 1987) e spesso si avvale del consumo per poter colmare questo suo divario e aumentare la propria autostima.Per questo motivo i beni di consumo, e l’advertising di conseguenza, subiscono sempre di più una smaterializzazione della propria offerta e allo stesso tempo acquisiscono un forte valore simbolico.
Il consumatore, poiché attivo e consapevole, è co-creatore nel processo di realizzazione di tali beni simbolici, in quanto è proprio sul suo desiderio aspirazionale e sulla sua relazione con l’azienda produttrice che si fonda la realizzazione dell’offerta."


mercoledì 18 settembre 2013

Qual'è la parola della vostra città? E la vostra personale?

Il segreto per capire una città e chi la abita sta nell'imparare la parola che circola per le strade

Leggendo il libro "Mangia, Prega, Ama" della giornalista americana Elizabeth Gilbert, (per intenderci, ne hanno fatto un omonimo film nel 2010 con Julia Roberts, dove interpreta la stessa giornalista che trascorre un anno a viaggiare tra Italia, India e Indonesia) mi sono imbattuta in una riflessione molto interessante riguardo il vivere nelle città e il sentirsi parte della loro essenza.
Quello che la scrittrice vuole trasmettere è che spesso quando viaggiamo, rimaniamo colpiti dalla bellezza di una città ma non sentiamo di appartenervi, e quando meno ce lo aspettiamo invece capitiamo da qualche parte nel mondo dove all'improvviso ci sentiamo parte di ciò che ci circonda, come se fossimo sempre nati e cresciuti lì oppure semplicemente abbiamo interiorizzato in quel momento particolare della nostra vita l'essenza di quel luogo.
Questa essenza è concretizzabile secondo l'opinione della Gilbert in una parola, che pervade la città, i suoi abitanti, i suoi luoghi a 360 gradi. 

Ricordo che una volta Giulio, mentre a un tavolino di un caffé all'aperto mentre facevamo i nostri esercizi di conversazione, mi aveva domandato che cosa pensavo di Roma. Gli avevo risposto naturalmente, che mi piaceva moltissimo, ma che sentivo che non era la mia città, quella dove sarei vissuta per il resto della vita. In Roma c'era un aspetto quasi estraneo, anche se non avrei saputo dire con esattezza quale. [...] "Forse tu e Roma avete parole diverse" "Non capisco." "il segreto per capire una città e chi la abita sta nell'imparare la parola che circola per le strade." Mi aveva spiegato un po' in inglese un po' in italiano e un po' a gesti, che ogni città ha una parola che la definisce e che serve ad identificare chi la abita. Se si potesse leggere nella mente di chi passa per strada, in qualsiasi luogo, si scoprirebbe che c'è un pensiero che ricorre più frequentemente di tutti. E quel pensiero è la parola della città. Se la tua parola personale non coincide con la parola della città, vuol dire che non ne fai parte.
Dal discorso con il suo amico italiano emerge che la parola di Roma è SESSO, del Vaticano  POTERE, New York REALIZZARE, Los Angeles RIUSCIRE e Napoli LOTTA.  

Ma Giulio aveva già pronta la domanda successiva, la più ovvia: E la tua parola qual'è?
Perché non proviamo a pensarci anche noi? Pensiamo alla nostra città, alle mille che abbiamo visitato, come ci siamo sentiti? Qual'era la parola che la pervadeva? C'erano città uguali? La nostra parola personale coincide con essi oppure è in disaccordo? Dove ci siamo sentiti più a casa? Forse potrebbe essere un giusto inizio per capire, o almeno sognare, quale potrebbe essere il nostro posto nel mondo. 



 
 

sabato 14 settembre 2013

Seminiamo la Solidarietà Internazionale: Piantine da scrivania e Aperitivi COSV

Ieri sera sono stata invitata ad un Aperitivo Solidale organizzato dall'ONG COSV in collaborazione con il ristorante da Marcone, trattoria conviviale che si trova in via Lodovico Muratori  50 a Milano davanti alla Cascina Cuccagna.
A parte l'ottima cucina e l'atmosfera assolutamente allegra e familiare del ristorante, che consiglio a tutti, sono stata piacevolmente colpita dall'iniziativa di Public Relations del COSV, che può sembrare banale ai più sofisticati del settore, ma in realtà nella sua semplicità, ha le sue sottigliezze efficaci.
Ma andiamo con ordine.

Che cos'è il COSV?

E' un'associazione che lavora da 45 anni per realizzare progetti di sviluppo ed aiuto umanitario nel mondo. E' impegnata in Africa, America Latina, Medio Oriente e Balcani con progetti legati alla pace, difesa dei diritti umani, tutela dell'ambiente e sviluppo dei popoli. Questo il suo sito internet: http://www.cosv.org/

E l'aperitivo solidale "da Marcone"?

Con una piccola donazione all'Associazione per i suoi progetti futuri, ho degustato vini selezionati dalla cantina del ristorante e assaggi di piatti tipici della tradizione italiana, e inoltre ho ricevuto un sacchettino realizzato con carta reciclata con dentro una lattina e due bustine in cui seminare e far nascere tre piccole piante da scrivania!

La metafora del seminare é evidente, seminiamo insieme a COSV la solidarietà internazionale, e aspettiamo di vedere svilupparsi realtà lontane, difficili e spesso dimenticate, ma che con l'aiuto delle Organizzazioni Non Governative possono trovare un proprio piano di sviluppo. 

Io nel mio piccolo, seminerò sulla mia scrivania intanto! Chissà che magari cresca qualcosa di bello.





sabato 7 settembre 2013

Il momento del risveglio: la piena Coscienza

Dopo una lunga pausa di due mesi dovuta agli esami, e al mio girovagare senza wifi tra l'amata Vernazza e un tour da campeggiatori per tutta Corsica, si ricomincia...E questa volta lo facciamo in puro stile mistico!
Ho finalmente avuto il tempo di dedicare la mia concentrazione nel terminare il libro di Daniel Odier " Tantra. L'iniziazione di un occidentale all'amore assoluto", del quale avevo già scritto in un precedente post riguardo alcune considerazioni sul vuoto. Ho trovato estremamente interessante  tutto il libro perché spiega bene ai "laici" del pensiero Shivaita in che cosa consista il Tantra sotto forma di un racconto di iniziazione autobiografico, il che lo rende piuttosto scorrevole e comprensibile.
In merito a questo ho pensato che fosse particolarmente bello questo stralcio che riguarda il momento del risveglio e la frenesia dei pensieri che si affollano nella mente non appena prendiamo coscienza che non stiamo più dormendo. Odier suggerisce invece di non farsi prendere subito dall'agitazione di pensare appena svegli a cosa ci aspetterà durante la giornata, a non lasciarsi invadere dalle preoccupazioni e dal desiderio di essere sin da subito produttivi, ma piuttosto di percepire in tutte le sue sfaccettature l'esperienza del risveglio della Coscienza e di poter godere appieno del senso di vuoto che tal momento ci regala. In questo modo potremmo saremo sicuramente più propensi ad affrontare col giusto ottimismo e slancio la nostra giornata e i nostri frenetici pensieri. 

"La pratica della Meditazione si accompagna a quella della piena Coscienza, che ci fa scoprire una cosa meravigliosa: vi sono, in qualsiasi vita, ogni giorno, numerose occasioni di stupirsi e di provare gioia e pienezza. Basta essere attenti. Di solito, dopo il momento del risveglio, lo spirito prende il suo ritmo indiavolato prima che noi abbiamo potuto gioire della minima tranquillità. Ci alziamo, lo spirito gira a pieno regime e la vita comincia a sfuggirci. Facciamo tutto macchinalmente. Mentre le nostre mani agiscono e le nostre gambe ci portano, mentre prepariamo la prima colazione e la consumiamo, aggiungendo talvolta una terza attività, non siamo affatto in piena Coscienza. Mandiamo giù tartine, beviamo il caffè, pensiamo a quello che dobbiamo fare, ascoltiamo le informazioni, sfogliamo un settimanale, ci precipitiamo sotto la doccia ecc. Fare dopo il risveglio l'esperienza della piena Coscienza è accessibile a tutti. Coloro che ci provano ne traggono un piacere che li sorprende. Ogni attività è compiuta con attenzione e con calma lascia un'impressione di pienezza che influisce su tutta la nostra giornata. Alzarsi e fare colazione in piena Coscienza non prende più tempo che il lasciarsi andare alla nostra frenesia naturale. Al contrario, questo non vuol dire che dobbiamo diventare sordi e muti, tagliati fuori dalla vita ambientale, tesi e concentrati sulla nostra tartina. Questo vuol dire che approfittiamo a pieno di tutto quello che ci è dato. "


Una sfida difficile quella di non pensare, ma sicuramente potrebbe solo che farci bene no!?

lunedì 8 luglio 2013

Il Vino e le Enoteche...qual'è la loro essenza?

Per un esame universitario ho portato avanti un progetto di ricerca qualitativa che aveva lo scopo di capire quali fossero le esigenze della clientela e i trends emergenti in merito al prodotto vino e ai locali ove si vende  e si consuma nel contesto della Brianza.  Tale progetto aveva lo scopo pragmatico di comprendere come poter orientare il concept di un ipotetica tipologia di locale winebar su un’idea di marketing esperienziale.

Premessa: Che cos’è il marketing esperienziale?

Di questo argomento ho già accennato in un mio post precedente, riguardo al Magnum Pleasure Store, uno dei punti vendita Magnum, pensato per consentire ai clienti e consumatori amanti di Magnum, o anche solo ai curiosi (come me del resto!) di poter godere di un'esperienza il più coinvolgente possibile.
Un piccolo re-mind tuttavia è doveroso, soprattutto per chi non sa minimamente di cosa stiamo parlando. 

Il Marketing Esperienziale prende le mosse da una visione attuale e secondo la quale emozioni, fantasie e vissuti, non solo condizionano le scelte e i comportamenti del consumatore,  ma anche costituiscono una parte imprescindibile del consumo. 
Secondo Schmitt l'esperienza è fondamentalmente legata all'offerta dell'impresa che può orchestrare e gestire la stimolazione sensoriale e mettere in scena i significati simbolici della marca per migliorare la qualità della relazione instaurabile con il consumatore. 
Le strategie di branding devono pertanto coinvolgere tutti i possibili momenti di contatto tra il prodotto e il pubblico, dal design del prodotto alle strategie distributive.
In base a questo diventa fondamentale creare dei contesti in cui impresa e cliente possano interagire al di là della dimensione comunicativa classica rappresentata dalla pubblicità .
Da qui il ricorso a mezzi "non convenzionali" che perseguono la creazione di esperienze spettacolari o semplicemente mirano ad aumentare il coinvolgimento con il brand entrando nei contesti dell'interazione sociale quotidiana. Secondo Schmitt è necessario concentrarsi su 5 dimensioni di base attorno a cui l'azienda sembrerebbe dover operare per gestire l'esperienza del consumatore:
  • SENSE: riferimento a dimensioni estetiche (Marketing Sensoriale)
  • THINK: riguardante l'elaborazione cognitiva dell'esperienza
  • FEEL: comprendente emozioni ed affettività
  • ACT: con riferimento a comportamenti, agiti e stili di vita
  • RELATE: considerando il contesto socioculturale in cui il consumatore è inserito e le relazioni di influenza che vi instaura

Tornando alla ricerca...due fasi qualitative

Per poter comprendere come realizzare un'ipotetico locale basato sulle 5 dimensioni sopracitate si sono rese necessari due obiettivi fondamentali:

  • Esplorare la cultura del vino in termini di esperienza, rappresentazioni, percezioni e valori della clientela, e del personale (titolari e non) di enoteche, con un focus particolare alle tematiche legate alla poli-sensorialità e marketing esperienziale.
  • Esplorare i contesti, le pratiche e i trends emergenti riguardo le enoteche e cantine dove si vende e si consuma vino.
L'oggetto di indagine si presentava quindi con due sfaccettature interconnesse tra loro che si presentavano idoneamente indagabili mediante due approcci fondamentali della ricerca qualitativa:

  • UN APPROCCIO FENOMENOLOGICO: per esplorare e approfondire i significati dell'esperienza riguardo al vino e ai contesti che contribuiscono a costruirne l'esperienza di consumo di coloro che si definiscono "amanti del vino" e di coloro che gravitano nel circuito delle enoteche della Brianza (con particolare attenzione alle dimensioni di Schmitt)
  • UN APPROCCIO ETNOGRAFICO: per una descrizione della pratiche sociali, per andare a fondo nella cultura del vino e del contesto dove si sviluppa, svelarne i riti, i punti cruciali ancorati alle dimensioni simboliche-funzionali degli artefatti e le eventuali problematiche.
Di tale progetto ho potuto realizzare concretamente la prima fase, compiendo interviste tramite la metodologia IPA, ovvero Interviewed Phenomenological Approach, un approccio che consente di approfondire i vissuti personali e le esperienze soggettive che gravitano attorno a uno specifico fenomeno. 

Campionamento e razionale delle interviste


Il campione delle interviste per questa fase prevedeva un campionamento non probabilistico per massima variabilità tra tre classi di soggetti gravitanti attorno al mondo della enoteche della Brianza: clienti, proprietari e personale specializzato.
I titolari e il personale esperto è stato selezionato secondo il criterio di essere soggetti idealtipici e opion leader in materia. I clienti invece sono stati selezionati sulla base di un questionario di screening realizzato ad hoc per individuare coloro che fossero maggiormente definibile come "esperti o amanti del vino" (forti users) e che fossero "frequentatori abituali" dei locali delle enoteche della Brianza, e somministrato presso un locale pilota individuato tramite motori di ricerca che ha consentito di individuare i successivi locali per compiere la medesima operazione preliminare. Questo screening e questo criterio preliminare per individuare i soggetti clienti da intervistare è stato deciso per evitare di intercorrere in interviste pressoché inutili nei confronti di soggetti non deeply involved nell'oggetto in questione. 


Ho realizzato il seguente razionale, pensato per i soggetti appartenenti alla tipologia clienti, utile per fornire una guida per condurre le interviste e tenere traccia delle aree da toccare:

I risultati delle interviste fenomenologiche

Le interviste sono state analizzate tramite un'analisi fenomenologica del contenuto che ha consentito di mettere in luce le seguenti categorie che definiscono l'essenza del vino inteso come fenomeno (messe in evidenza nell'infografica con la doppia sottolineatura):


Le categorie che definiscono l'essenze del vino sono state successivamente rilette e reinterpretate alla luce delle 5 dimensioni di Schmitt per poterne dedurre dei risultati che potessero racchiudere in se delle possibili applicazioni pragmatiche, nell'ottica della realizzazione dell'ipotetico locale basato sul marketing esperienziale.

  • THINK: La dimensione cognitiva assume un'importanza cruciale nel rapporto vino/cliente. Avvicinarsi al mondo del vino ed immergersi nello svelamento della sua cultura, superando l'Oscurità/Segretezza che caratterizza il suo Immaginario/Rito, consente un'acquisizione di conoscenze, di cui il cliente ne fa esperienza attraverso i sensi e pratiche rituali messe in atto dal personale ma che risentono di un forte recupero attraverso la memoria. Le esperienze e le preferenze (che rimandano ad un tema di Origine/Nascita) risentono di una forte rielaborazione mentale da parte del soggetto e a un continuo ancoraggio ai temi di artigianalità e immagino di rito (Binomio Serietà/eleganza). L'enoteca deve essere dotata di artefatti che richiamano questa dimensione come libri, quadri, pianoforte e il personale di servizio é visto come un veicolo importante che consente il trasferimento di queste conoscenze. E' necessario che il cliente possa poter godere di una riflessione a posteriori sull'esperienza e che questa permanga nella memoria. 
  • FEEL: La dimensione emotiva appare come indicibile, le emozioni provate sono forti ma filtrate da aspetti sensoriali (specialmente visivi) e ancoraggio agli  artefatti, che rimandano a una forte dimensione di artigianalità, tradizione e al piacere della condivisione. Per poter suscitare emozioni nel soggetto che esperisce l’enoteca è necessario che l’ambiente circostante sia ricco di elementi rustici, connessi alla ritualità ma che consentano il modo naturale la libera espressione del soggetto che accompagnato da amici consenta di godere della propria esperienza e di poter attivare in futuro una forte dimensione di engagement cognitivo tramite un ricordo piacevole. 
  • RELATE: il vino è in grado di connettere i soggetti all'interno di un tessuto relazionale più ampio, ove l'esperienza che si sta svolgendo non è condivisa solo con gli amici o chi li accompagna, ma anche con il contesto di persone che li circonda all''interno dell'enoteca. Il clima percepito è connesso al tema del piacere, del divertimento e della convivialità, nei confronti anche del personale, che acquisisce un'importante funzione di trasferimento di conoscenze, e la relazione con esso è strettamente connessa a quella del servizio e delle pratiche messe in atto. La relaziine e associazione è forte anche con il cibo, concepito come accompagnamento, non come portata principale, in un'ottica di forte artigianalità e tradizione. Cibi semplici, rustici, non pesanti che si relazionano a un contest temporale del dopocena.
  • SENSE:  I 5 sensi sono molto importanti nell’esperienza e rimandano quasi tutti ad artefatti precisi, reali o simbolici.


  • ACT: Gli artefatti e le pratiche ad essi connesse hanno un forte valore simbolico-funzionale, connessi sia ad una dimensione di Immaginario/Rito, che si rifà a temi di tradizione (bicchieri, cantina, scaffali di legno), Origine/Nascita (Uva, Bottiglia e Cavatappi che rimandano al processo di nascita del prodotto) ma anche al tema della novità (bicchieri particolari, bottiglie particolari in ottica prefigurativa). Gli oggetti connotano l'ambiente in cui si è inserito e l'esclusività del prodotto che si consuma, unico prodotto in grado di poter donare ai clienti questa esperienza (bancone solo per il vino dove ci si siede a consumare). Si rimanda a un approfondimento degli artefatti e delle pratiche che vanno a configurare il vino come una vera e propria cultura rituale alla seconda fase di indagine.
Le prefigurazioni e i bisogni scoperti riguardo alla creazione di una nuova enoteca rimandano a una compresenza del tema classico legato alla tradizione, all’artigianalità e alle immagini di rito con elementi legati alla novità  e modernità (loft industriale riadattato, arredamento minimal.)

Di tutti questi luoghi è importante mettere in luce come, nel resoconto delle esperienze, emerga prima la relazione e l’aspetto del contesto, che la qualità del prodotto consumato. Un’interpretazione di ciò è che, le enoteche di cui viene fatta esperienza vengano trattate dapprima per il loro impatto relazionale e arredamento, poi per il prodotto in sé, mentre invece, se non si è fatta esperienza in tali contesti, ci si ancori al prodotto vino in termini di qualità.  Questo è un’importante segnale di come l’esperienza si costruisca attraverso molteplici variabili.

Possibili sviluppi della ricerca

I presenti risultati servono come guida per orientare la seconda fase etnografica ma si prevede anche un’importante funzione per un successivo progetto di ricerca che e l’utilizzo di gruppi ideativi in collaborazione con designer e creativi che produrranno dei Probes Kit (piccole buste consegnate ai partecipanti dei gruppi contenenti artefatti che rappresentino simbolicamente le dimensioni emerse) per elicitare stimoli alla progettazione.



venerdì 28 giugno 2013

Xavier Rudd: surfista australiano e artista poli strumentale

Dopo un'assenza di più di un mese a causa di esami universitari (gli ultimi per fortuna!) che mi stanno succhiando l'anima, mi concedo una breve pausa da questo silenzio per ritornare definitivamente super iper attiva tra circa una settimana.
E la motivazione di questo mio ritorno fulmineo è l'esperienza stupenda che ho vissuto ieri sera: il concerto di Xavier Rudd al Magnolia.

E pensare ho conosciuto questo artista solo il giorno prima, quando il mio ragazzo, già fan del genere, mi ha proposto di accompagnarlo all'evento. 
Il genere raggae/surfer l'ho sempre apprezzato, vedi un'adolescenza contaminata da qualche pezzo di Jack Johnson e Jason Mraz...ma qui siamo decisamente ad un altro livello!
Surfista australiano, classe 1978, sostenitore della causa aborigena e protettore di animali in via d'estinzione, ha confermato il suo successo anche come cantante, cantautore e suonatore multi-strumentale. I suoi pezzi sono accompagnati da una vasta scelta di strumenti, dalla chitarra al banjo al didgeridoo, che Xavier sa suonare alla perfezione, e grazie ai quali dimostra sia un grande attaccamento alla sua terra natia, ma anche un vasto sperimentalismo. I suoi testi parlano della tua patria, del suo amore per l'oceano, a cui ribadisce di appartenere, e della comunione con la natura.


Che dire, due ore di concerto davvero entusiasmanti, pezzi melodici toccanti intervallati sapientemente a   brani più carichi in stile trance etnica, suoni di gabbiani di sottofondo e non sono di certo mancate chicche da showman: entrata in scena con un poncho, discorso finale con tanto di boomerang in mano e  sorseggiate di tisane durante le performance!
Davvero una bellissima scoperta.
Vi saluto con uno dei suoi pezzi...a presto...That'sDeck!




mercoledì 22 maggio 2013

Un gruppo di giovani psicologi per AIF: un nuovo inizio?

Ho deciso di dedicare un post all'incontro per studenti di Psicologia della Cattolica che si è tenuto Martedì 21.5.2013 alla Casa di Vetro (spazio solitamente adibito a mostre fotografiche e artistiche) per la progettazione e il ripensamento delle attività di AIF Junior (o quello che diverrà! ).
Ma è bene andare con ordine.

Che cos'è AIF?

AIF, che sta per Associazione Italiana Formatori, è un'associazione nazionale professionale di esperti di apprendimento degli adulti, nata nel 1975, senza fini di lucro, politicamente indipendente ed economicamente autonoma. AIF riunisce tutti coloro che operano nelle diverse fasi del processo formativo, con ruoli differenti, sia all'interno che all'esterno delle organizzazioni e delle istituzioni, al fine di generare, favorire e sviluppare professionalmente l'apprendimento degli adulti. Si configura quindi come una modalità per "appartenere" e "partecipare"ad una "learning community", contraddistinta dalla qualità professionale degli associati, da un clima di reciproco apprendimento e da comuni valori. 
Sono venuta a contatto con questa associazione due anni fa, grazie alla mia partecipazione al ForFilmFest, un festival del cinema per la formazione che si tiene ogni anno da 6 anni a Bologna, a cui ho avuto modo di partecipare anche l'anno scorso. 

Noi studenti perché siamo stati convocati?

A seguito della numerosa affluenza al Festival negli scorsi anni da parte di giovani studenti della Cattolica come me, ma anche ad alcune lamentele sorte in seguito, è stato proposto dal nostro Tutor, il dottor. Mocca e da Emanuele Toscano (ex presidente di AIF JUNIOR), ai reduci del FFF ma anche ad altri interessati, di partecipare a un incontro dove buttare in campo idee innovative, diverse, anche strane magari, da condensare poi in proposte da avanzare al direttivo di AIF SENIOR. 
Ma soprattutto, sfida ancora più grande sotto certi versi, era quella di costruire un gruppo, stabile, motivato, di giovani interessati ad approfondire le tematiche della formazione, a porsi in un'ottica di scambio con le aziende e i formatori senior, ma soprattutto a mettersi in gioco in prima persona. 
E così abbiamo colto le sfide, e ci siamo presentati all'incontro abbastanza numerosi ed eterogenei, rispetto all'anno di corso di appartenenza.
L'ottica di scambio é stata ribadita anche da Renato Bisceglie, formatore senior e membro del consiglio nazionale di AIF, che si è dimostrato sin da subito molto disponibile nonostante i suoi numerosi impegni, ed ha affermato in tal merito 
"vorrei evitare una visione dall'alto in basso, questo incontro non deve avere una modalità istituzionale ma deve prevedere uno scambio".

Come abbiamo lavorato?

Dopo il discorso di apertura ci siamo divisi casualmente in gruppi, e disseminati su tre tipologie di tavolo, tutti dotati di un cartellone bianco e pennarelli, a cui corrispondeva un task diverso:

  1. Tavoli FormFilmFest: con lo scopo di riflettere sulle esperienze precedenti del Festival del Cinema e avanzare proposte di miglioramento.
  2. Tavoli con lavori precedenti AIF JUNIOR: per vagliare quello che è stato fatto negli anni precedenti. Purtroppo ci hanno riportato che quello che si sta verificando in Lombardia non si sta ripetendo esternamente nelle altre regioni, e lo scopo sarebbe quello di proporre qualcosa per il nostro contesto che fosse possibile, in futuro, presentare al resto del territorio.
  3. Tavolo Bianco: con l'obiettivo di lasciare spazio libero all'immaginazione e alle richieste. "Voi AIF Junior come la vorreste?"
La modalità operativa é stata piuttosto dinamica, ovvero ogni tavolo aveva un "padrone di casa" fisso che annotava spunti e appunti della discussione ("Usate quel foglio bianco come le tovaglie del bar") e dopo una ventina di minuti circa gli altri componenti ruotavano, per consentire un maggiore scambio.

Cosa abbiamo prodotto?

Al termine del lavoro in gruppo, abbiamo costituito un comitato stabile di 4 membri che si occuperanno di sviluppare le proposte per il futuro ForFilmFest 2013.
Parallelamente, abbiamo sistematizzato gli spunti degli altri due tavoli in 3 proposte concrete che avanzeremo al direttivo dopo qualche ulteriore aggiustamento:
  1. Creare percorsi per i futuri formatori junior che coinvolgano formatori senior e aziende.
  2. Migliorare la comunicazione del gruppo 
  3. Progettare dei corsi di formazione da proporre che vedano coinvolti in prima persona gli studenti.
Inoltre abbiamo pensato che sarebbe più funzionale nominare un portavoce che faccia da ponte con il direttivo Senior, per legittimarci garantendo la nostra presenza alle riunioni, ma allo stesso tempo evitare presenze di massa che potrebbero risultare confusionarie e poco professionali.

Mia opinione rispetto all'incontro di ieri è che, anche se presumibilmente sarà piuttosto faticoso mettere in atto ogni progetto, di sicuro questo è un buon inizio. Costituire un gruppo di lavoro e di scambio è sempre una buona sfida, sia in vista del nostro futuro professionale di psicologi, che ci vedrà spesso coinvolti in lavori in equipe, sia personale, perché costituisce uno spazio di crescita e approfondimento relazionale che può sempre portare a grandi cose, anche nel nostro piccolo spazio di individui singoli. 
Che dire, attendo il prossimo incontro per poter scoprire come si evolverà questo cammino, ma sicuramente posso affermare che come inizio è stato piuttosto motivante! 



mercoledì 15 maggio 2013

Vision Ecologica e pantaloni: H&M Conscious Collection Spring 2013

Molto fiera del mio nuovo acquisto! Pantaloni a vita alta con coulisse, con una fantasia che è una vera giungla, tra piante, fiori e persino qualche tucano! Belli ma anche...bravi!
Questi pantaloni fanno parte infatti della H&M Conscious Collection Spring 2013, la cui testimonial è Vanessa Paradis (per chi non la conoscesse, attrice e modella di successo francese ex moglie di Johnny Depp). La Conscious Collection é interamente realizzata con materiali sostenibili come cotone organico, Tencel e recycled polyester. La vision dell'azienda é di poter sviluppare sempre di più operazioni di produzione e vendita dei suoi capi, in modo economicamente, socialmente ed ambientalmente sostenibile.



Vanessa in merito a questa sua collaborazione afferma: 
"Mi piace essere parte di qualcosa come Conscious collection H&M, faccio del mio meglio per fare shopping in maniera coscienziosa e il vintage occupa un vasto spazio nel mio guardaroba. Adoro lo stile e lo concepisco in maniera eco-friendly perché mi piace usare e ri-usare vecchi abiti"
ECCOLI QUI I MIEI FANTASTICI PANTALONI!



Per ora ho sperimento questo nuovo acquisto per uno stile casual da utilizzare durante il giorno,sfruttando le loro linee comode e pratiche per chi deve correre su e giú per la città, andando in Università  per esempio, ma ne ho in mente una nuova versione più chic per un aperitivo di compleanno venerdì sera!

Intanto, sempre della stessa collezione posto qui quello che sarà probabilmente il mio prossimo acquisto! Non sono meravigliosi?!?
I miei futuri acquisti!





domenica 12 maggio 2013

Festa della Mamma...regalini superchic!

Tantissimi auguri Madre per la festa della mamma! Ecco il meraviglioso pensierino che ti abbiamo comprato...molto più che una semplice piantina grassa...ma un'idea favolosa che penso di scopiazzare a breve. Un calco di gesso di una tazzina da caffé, biscotti oro saiwa (gli unici e inimitabili), zolletta e cucchiaino! Penso sia un'idea geniale, chissà quante cose potrei ricoprire e che composizioni potrei creare, certo non belle come quelle di questo artigiano, scoperto casualmente nel fiorista del mio paese.(per altro super chic adesso che ha aperto il nuovo punto vendita, più grande e più ricercato). 
Non sono riuscita a rintracciare il nome, ma so solo che all'interno della confezione c'era un bigliettino con scritto "J pg F", ma nonostante le mie ricerche in internet non ho trovato nulla. Mi informerò meglio! 







giovedì 9 maggio 2013

Magnum Pleasure store:in attesa di "gustare" questo marketing esperienziale


Magnum non finisce mai di stupirci. Se già eravamo rimasti sensorialmente "eccitati" dallo spot magnum che fa del marketing polisensoriale il suo cavallo di battaglia, ora possiamo addirittura lasciarci coinvolgere in un'esperienza a 360° all'interno di un punto vendita creato appositamente per l'occasione:  il Magnum Pleasure Store.
Si tratta di una Temporary Gelateria (inaugurata il 18 aprile con una party ricco di ospiti e testimonials e aperta solo fino a settembre!), aperta per la prima volta a Milano, in Piazza San Fedele, dove é possibile per il cliente personalizzare il proprio gelato con 21 possibili combinazioni: pistacchi, nocciole, petali di rose! 
Insomma un vero portento per gli occhi e per il gusto per gli amanti dello stecco alla vaniglia ricoperto di cioccolato, ma anche per tutti coloro che semplicemente amano il gelato e lasciarsi coinvolgere in un'esperienza indimenticabile nel mondo Magnum.
Per i più appassionati e per coloro che amano considerarsi Early Adopters di nuovi prodotti, c'è persino un'altra importante novità, l'arrivo di 5 nuovi gusti ispirati alla pasticceria francese:

Analizzando il caso Magnum si tratta di una vera e propria strategia di Marketing Esperienziale secondo i 5 assunti messi in luce da Schmitt, che ho voluto sintetizzare in questa infografica (ah, per infografiche superbelle e funzionali ho scoperto una serie di socialnetwork che consentono di crearne di vario tipo e di condividerle, per questo aspettate il prossimo post!) 



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Ma non andrò ora ad analizzare queste dimensioni riferendomi al caso Magnum, attendo di andare nel Magnum Pleasure Store di persona a gustarmi queste delizie e solo allora mi riterrò pronta per esaminare, anche teoricamente, questo esempio di marketing! Sennò che esperienza è se non la fai!?!??!

martedì 7 maggio 2013

I costumi del Grande Gatbsy: un tuffo nei Ruggenti Anni '20

Primo abito è uno  "chandelier" arricchito da una cappa di volpe e piume, creazione Prada. Il secondo abito è in raso doppio color verde bottiglia con ricami in velluto, pietre "rosario" e paillettes, Creazione Prada. Il terzo, è un abito a righe nere, in gazzare lurex stampato, ispirato alla collezione Prada Primavera/estate 2011. Il quarto infine, abito al ginocchio in tulle e cady di seta, e ricamo ramage di cristalli Swarovski fumé e crystal sulla gonna dell'abito, creazione Miu Miu.

I Ruggenti Anni '20 stanno arrivando sul grande schermo, il 16 maggio ormai è vicino.
Catherine Martin, moglie del regista Baz Luhrmann (Romeo and Juliet, Moulin Rouge e Australia, i miei film preferiti, non mi stancherò mai di ripeterlo!), racconta come, nell'ultimo film del marito, il Grande Gatsby, abbia ricreato insieme a Miuccia Prada, il mondo della società arrivista e assetata di denaro ma protesa verso il futuro di quel mondo. 

Il film inaugurerà il prossimo Festival di Cannes (15-26 Maggio) e Chaterine afferma: 
" So bene che tutti ci aspettano al varco perché sono in tanti coloro che hanno fatto proprio il romanzo di Fitzgerald, caricandolo di risonanze, passioni, impossibili ricerche di felicità, povertà spirituali e illusioni sociali. Posso dire di essermi dedicata totalmente a questo progetto, che per me ha significato molto. Anche un'epoca in cui iniziava l'emancipazione delle donne, che andavano con gli uomini nei locali clandestini dove contro ogni legge si fumava, si beveva e si ballava, accarezzando il sogno di ottenere tutto quello che si desiderava, in una società che disprezzava i poveri e s'inchinava ai ricchi"

Con lei ha collaborato l'Atelier Prada e in merito dice Miuccia Prada:
"Di solito nel mio lavoro cerco di non riferirmi mai in maniera didascalica a un periodo o a un oggetto particolare, perché questo mio atteggiamento non rispecchia il mio modo di pensare. Poi, però, spesso mi accorgo che c'è un riferimento chiaro e questo accade sempre e solo alla fine del processo creativo. Quando ho lavorato ai costumi del Grande Gatsby, mi sono resa conto che molti capi, semplicemente guardandoli da un altro punto di vista, diventavano tutti bandiere simboli degli anni Venti"

La costumista Chaterine Martin spiega che dietro ogni scelta ci sono una motivazione e un mood ben preciso, e che il film ha cercato di esprimere l'amara satira sociale di un mondo in cui solo il denaro sembrava avere un senso. Il regista Baz Luhrmann si è appassionato a queste tematiche soprattutto perché gli Anni Venti ebbero proprio questo significato di decadenza di ogni valore sociale, e la costumista ha cercato di esprimere questi concetti inglobando nel suo lavoro di ricerca di colori, tessuti, gioielli, arredamenti, automobili leggendarie, la povertà disperata di certe zone contrapposte al lusso della Villa di Gatsby. 


Ogni abito che la Martin, in collaborazione con Prada, ha creato per il film interagisce con il personaggio, lo compendia e lo esprime, tra passato e presente, perché

"...Non volevo creare una galleria di moda e d'epoca, ma volevo dare l'impressione del viaggio di personaggi che vivono un momento particolare della storia americana"
Non ci resta che attendere il 16 Maggio, a questo punto, e tuffarci, anche con l'aiuto di questi splendidi costumi e la ricerca meticolosa che c'è dietro la loro realizzazione, per rivivere questa meravigliosa e controversa epoca!
That'sDeck!