domenica 22 settembre 2013

NUL party and URBAN TRENDS


Sulla scia di un altro memorabile evento a cui avevo partecipato a Marzo, e a cui avevo dedicato un post http://deckandmala.blogspot.it/2013/03/picks-about-last-night.html, siamo tornati a una festa decisamente underground. Location suggestiva nel pieno quartiere della Barona, all'interno del locale Barrio's, sullo sfondo una costruzione piuttosto fatiscente ma assolutamente Urban, popolazione hipster e colonna sonora composta da PETIT SINGE, CRONO e RICHARD FEARLESS (DEATH IN VEGAS). Ingredienti giusti per una serata Underground? Decisamente si.
Inoltre mi sembrava di avere davanti ai miei occhi il materiale stesso della mia tesi...la creazione di nuove tendenze.





Il verbo “desiderare” derivante dal latino “de-sideràre”, ovvero “fissare attentamente le stelle” (lat. sidera), fuor di metafora lascia trapelare un significato di ambizione e tensione nei confronti di qualcosa di alto, di ipergalattico.

Il consumatore postmoderno desidera, nel senso che ambisce a colmare la discrepanza tra il proprio sé reale e il sé potenziale (Higgins, 1987) e spesso si avvale del consumo per poter colmare questo suo divario e aumentare la propria autostima.Per questo motivo i beni di consumo, e l’advertising di conseguenza, subiscono sempre di più una smaterializzazione della propria offerta e allo stesso tempo acquisiscono un forte valore simbolico.
Il consumatore, poiché attivo e consapevole, è co-creatore nel processo di realizzazione di tali beni simbolici, in quanto è proprio sul suo desiderio aspirazionale e sulla sua relazione con l’azienda produttrice che si fonda la realizzazione dell’offerta."


mercoledì 18 settembre 2013

Qual'è la parola della vostra città? E la vostra personale?

Il segreto per capire una città e chi la abita sta nell'imparare la parola che circola per le strade

Leggendo il libro "Mangia, Prega, Ama" della giornalista americana Elizabeth Gilbert, (per intenderci, ne hanno fatto un omonimo film nel 2010 con Julia Roberts, dove interpreta la stessa giornalista che trascorre un anno a viaggiare tra Italia, India e Indonesia) mi sono imbattuta in una riflessione molto interessante riguardo il vivere nelle città e il sentirsi parte della loro essenza.
Quello che la scrittrice vuole trasmettere è che spesso quando viaggiamo, rimaniamo colpiti dalla bellezza di una città ma non sentiamo di appartenervi, e quando meno ce lo aspettiamo invece capitiamo da qualche parte nel mondo dove all'improvviso ci sentiamo parte di ciò che ci circonda, come se fossimo sempre nati e cresciuti lì oppure semplicemente abbiamo interiorizzato in quel momento particolare della nostra vita l'essenza di quel luogo.
Questa essenza è concretizzabile secondo l'opinione della Gilbert in una parola, che pervade la città, i suoi abitanti, i suoi luoghi a 360 gradi. 

Ricordo che una volta Giulio, mentre a un tavolino di un caffé all'aperto mentre facevamo i nostri esercizi di conversazione, mi aveva domandato che cosa pensavo di Roma. Gli avevo risposto naturalmente, che mi piaceva moltissimo, ma che sentivo che non era la mia città, quella dove sarei vissuta per il resto della vita. In Roma c'era un aspetto quasi estraneo, anche se non avrei saputo dire con esattezza quale. [...] "Forse tu e Roma avete parole diverse" "Non capisco." "il segreto per capire una città e chi la abita sta nell'imparare la parola che circola per le strade." Mi aveva spiegato un po' in inglese un po' in italiano e un po' a gesti, che ogni città ha una parola che la definisce e che serve ad identificare chi la abita. Se si potesse leggere nella mente di chi passa per strada, in qualsiasi luogo, si scoprirebbe che c'è un pensiero che ricorre più frequentemente di tutti. E quel pensiero è la parola della città. Se la tua parola personale non coincide con la parola della città, vuol dire che non ne fai parte.
Dal discorso con il suo amico italiano emerge che la parola di Roma è SESSO, del Vaticano  POTERE, New York REALIZZARE, Los Angeles RIUSCIRE e Napoli LOTTA.  

Ma Giulio aveva già pronta la domanda successiva, la più ovvia: E la tua parola qual'è?
Perché non proviamo a pensarci anche noi? Pensiamo alla nostra città, alle mille che abbiamo visitato, come ci siamo sentiti? Qual'era la parola che la pervadeva? C'erano città uguali? La nostra parola personale coincide con essi oppure è in disaccordo? Dove ci siamo sentiti più a casa? Forse potrebbe essere un giusto inizio per capire, o almeno sognare, quale potrebbe essere il nostro posto nel mondo. 



 
 

sabato 14 settembre 2013

Seminiamo la Solidarietà Internazionale: Piantine da scrivania e Aperitivi COSV

Ieri sera sono stata invitata ad un Aperitivo Solidale organizzato dall'ONG COSV in collaborazione con il ristorante da Marcone, trattoria conviviale che si trova in via Lodovico Muratori  50 a Milano davanti alla Cascina Cuccagna.
A parte l'ottima cucina e l'atmosfera assolutamente allegra e familiare del ristorante, che consiglio a tutti, sono stata piacevolmente colpita dall'iniziativa di Public Relations del COSV, che può sembrare banale ai più sofisticati del settore, ma in realtà nella sua semplicità, ha le sue sottigliezze efficaci.
Ma andiamo con ordine.

Che cos'è il COSV?

E' un'associazione che lavora da 45 anni per realizzare progetti di sviluppo ed aiuto umanitario nel mondo. E' impegnata in Africa, America Latina, Medio Oriente e Balcani con progetti legati alla pace, difesa dei diritti umani, tutela dell'ambiente e sviluppo dei popoli. Questo il suo sito internet: http://www.cosv.org/

E l'aperitivo solidale "da Marcone"?

Con una piccola donazione all'Associazione per i suoi progetti futuri, ho degustato vini selezionati dalla cantina del ristorante e assaggi di piatti tipici della tradizione italiana, e inoltre ho ricevuto un sacchettino realizzato con carta reciclata con dentro una lattina e due bustine in cui seminare e far nascere tre piccole piante da scrivania!

La metafora del seminare é evidente, seminiamo insieme a COSV la solidarietà internazionale, e aspettiamo di vedere svilupparsi realtà lontane, difficili e spesso dimenticate, ma che con l'aiuto delle Organizzazioni Non Governative possono trovare un proprio piano di sviluppo. 

Io nel mio piccolo, seminerò sulla mia scrivania intanto! Chissà che magari cresca qualcosa di bello.





sabato 7 settembre 2013

Il momento del risveglio: la piena Coscienza

Dopo una lunga pausa di due mesi dovuta agli esami, e al mio girovagare senza wifi tra l'amata Vernazza e un tour da campeggiatori per tutta Corsica, si ricomincia...E questa volta lo facciamo in puro stile mistico!
Ho finalmente avuto il tempo di dedicare la mia concentrazione nel terminare il libro di Daniel Odier " Tantra. L'iniziazione di un occidentale all'amore assoluto", del quale avevo già scritto in un precedente post riguardo alcune considerazioni sul vuoto. Ho trovato estremamente interessante  tutto il libro perché spiega bene ai "laici" del pensiero Shivaita in che cosa consista il Tantra sotto forma di un racconto di iniziazione autobiografico, il che lo rende piuttosto scorrevole e comprensibile.
In merito a questo ho pensato che fosse particolarmente bello questo stralcio che riguarda il momento del risveglio e la frenesia dei pensieri che si affollano nella mente non appena prendiamo coscienza che non stiamo più dormendo. Odier suggerisce invece di non farsi prendere subito dall'agitazione di pensare appena svegli a cosa ci aspetterà durante la giornata, a non lasciarsi invadere dalle preoccupazioni e dal desiderio di essere sin da subito produttivi, ma piuttosto di percepire in tutte le sue sfaccettature l'esperienza del risveglio della Coscienza e di poter godere appieno del senso di vuoto che tal momento ci regala. In questo modo potremmo saremo sicuramente più propensi ad affrontare col giusto ottimismo e slancio la nostra giornata e i nostri frenetici pensieri. 

"La pratica della Meditazione si accompagna a quella della piena Coscienza, che ci fa scoprire una cosa meravigliosa: vi sono, in qualsiasi vita, ogni giorno, numerose occasioni di stupirsi e di provare gioia e pienezza. Basta essere attenti. Di solito, dopo il momento del risveglio, lo spirito prende il suo ritmo indiavolato prima che noi abbiamo potuto gioire della minima tranquillità. Ci alziamo, lo spirito gira a pieno regime e la vita comincia a sfuggirci. Facciamo tutto macchinalmente. Mentre le nostre mani agiscono e le nostre gambe ci portano, mentre prepariamo la prima colazione e la consumiamo, aggiungendo talvolta una terza attività, non siamo affatto in piena Coscienza. Mandiamo giù tartine, beviamo il caffè, pensiamo a quello che dobbiamo fare, ascoltiamo le informazioni, sfogliamo un settimanale, ci precipitiamo sotto la doccia ecc. Fare dopo il risveglio l'esperienza della piena Coscienza è accessibile a tutti. Coloro che ci provano ne traggono un piacere che li sorprende. Ogni attività è compiuta con attenzione e con calma lascia un'impressione di pienezza che influisce su tutta la nostra giornata. Alzarsi e fare colazione in piena Coscienza non prende più tempo che il lasciarsi andare alla nostra frenesia naturale. Al contrario, questo non vuol dire che dobbiamo diventare sordi e muti, tagliati fuori dalla vita ambientale, tesi e concentrati sulla nostra tartina. Questo vuol dire che approfittiamo a pieno di tutto quello che ci è dato. "


Una sfida difficile quella di non pensare, ma sicuramente potrebbe solo che farci bene no!?